POKER – DA DILETTANTE A PROFESSIONISTA
Articolo scritto da Roberto Lombardi
Domenica, Agosto 17, 2008
A molte persone piace fotografare: realizzano ottimi scatti e spesso si rimane a guardare le loro foto con piacere. Ma nessuno si loro è un fotografo professionista. A molti piace scrivere software per sé stessi, o per la propria attività commerciale. Ma nessuno di loro fa di mestiere il programmatore. Ugualmente, vincere con frequenza patite di poker, che sia sportivo o con soldi reali, non apre necessariamente le porte al professionismo. Diventare professionisti vuol dire dedicare molto tempo allo studio, ed esercitarsi molto. Non c’è molta differenza tra il gioco poker ed uno strumento musicale: se si vogliono ottenere risultati, oltre al talento ci vogliono ore ed ore di esercizio.
La tentazione è forte, ma il rischio lo è altrettanto: per imparare a giocare con professionisti ci vuole pratica. E fare pratica con professionisti, costa. Anche dotarsi di attrezzatura professionale per la fotografia, o comprare uno strumento musicale, costa. Per non parlare dei libri, di tutto il materiale occorrente per diventare un professionista nel proprio campo. Il ragazzino prodigio che vince il torneo di poker europeo e che in poche ore riesce a guadagnare quanto un impiegato in un anno, vale come esempio talentuoso alla pari di Mozart ed è paragonabile al successo di un calciatore, ma tutti sanno dare due calci ad un pallone……. E quando si è ragazzini e si conosce qualcuno che poi andrà a giocare in serie A si dirà sempre “da ragazzi ero più bravo io”, ma diventare professionisti, in tutti i campi, non è solo questione di talento. Ci vuole metodo e, ancora una volta, anche tanta fortuna.
La fortuna di conoscere le persone giuste nel momento giusto, essere presenti nel momento giusto e nel posto giusto L’impegno e la dedizione allo studio, uniti al talento, premiano al massimo solo nel momento fortunato, altrimenti si rimane sempre nella mediocrità, in una fascia medio-alta perché bravi, ma mai campioni.
Lo sport, l’arte, la cultura, così come il gioco, richiedono una buon dose di fortuna per affrontare il passaggio dalla passione alla professione. In alcuni casi il passaggio è inconsapevole, neanche cercato volontariamente, ma un cammino professionale ragionato richiede un piano, un percorso da studiare a tavolino, una strategia, come un nuovo gioco da giocare.